Il turismo internazionale
cresce più velocemente dell’economia mondiale, in media del 5% l’anno. La OMT
sostiene che nel 2030 il numero delle persone che viaggeranno saranno 2 miliardi,
pari al doppio di quelli attuali … forse numeri eccessivi, ma per crederci
basta pensare che 60 anni fa i turisti internazionali erano quaranta volte meno
degli attuali.
Consideriamo solo i BRIC
(BRASILE , RUSSIA, INDIA e CINA) che anche se non se la passano troppo bene in
questi giorni, possono oggi considerarsi da paesi emergenti a paesi emersi …
nel 2013 dai loro aeroporti sono decollati 128 millioni di turisti … oggi i
cittadini dei BRIC hanno quasi il
doppio dei soldi che avevano 10 anni fa, come sarà quindi il loro potere d’acquisto
nel 2030? In quanti partiranno dai loro aeroporti?
A questo proposito,
proprio alla luce di questi dati, è notizia di questi giorni che dal
monitoraggio dell’appeal finanziario condotto da KFinance, partner equity di
Borsa Italiana, vede il settore turistico conquistare il primo posto, davanti
addirittura a salute e automobile.
La cruda verità è che il
turismo va veloce, più veloce dell’economia globale, gli arrivi aumentano anche
da noi, ma se gli altri corrono noi in Italia andiamo a zonzo senza strategia. La verità
è che proporzionalmente agli indici di mercato fino al 2014 abbiamo avuto un
crollo generalizzato dei pernottamenti senza essere stati capaci di recuperarli
in giro per il mondo e che quindi solo nel ultimo anno siamo stati in linea con
gli altri paesi.
L’Italia nel 2015 è andata invece bene
turisticamente … si parla di un incremento del 10%, ma questi risultati
eccezionali da che cosa sono stati determinati?
- Terrorismo
internazionale e quindi crisi Egitto e Tunisia.
- Valorizzazione del
dollaro che ha reso + competitiva Europa.
- Effetto EXPO.
- Problemi Grecia … che è
cresciuta in ogni caso + dell’Italia
- Recupero di quanto non
fatto negli ultimi anni
Benissimo ma sono praticamente
tutti fattori eccezionali e difficilmente ripetibili.
Il brand Italia è in
calo. Tra il 2004 e il 2014 siamo passati dal primo al 18° posto (superati da
Francia, Germania, Finlnadia e Singapore) nel Country Brand Index … ma a quanto
pare nelle intenzioni di viaggio rimaniamo sempre tra i primi al mondo;
malgrado questo non ce la facciamo a stare allineati con i nostri competitor.
Il turismo in Italia è
già un’industria nazionale. Vale 160 miliardi di euro, il 10% del nostro PIL e
copre + del 11% della nostra forza lavoro.
La verità è però che questi dati sono parziali in quanto il
turismo è un fiume con un gran numero di affluenti : alberghi, ristoranti,
musei, treni, aeroporti, negozi … e se in tutto il mondo hanno capito che
lasciando fuori il pacchetto base, volo + hotel, nella spesa di un turista medio
lo shopping vale il 40% del totale, in Italia sembra non essere ancora chiaro che uno straniero in Italia é allo stesso tempo + propenso verso i nostri prodotti e quindi tutto ciò impatta sull’export del paese.
In altre parole il
turismo è un eccellente driver di sviluppo … non solo impatta sulle suddette
attività in maniera diretta … ma con ogni probabilità i soldi incassati grazie al turismo sono anche solo in parte reinvestiti in tutti i settori … quindi impatta sull’economia intera.
… quindi se é un fatto
che il turismo in Italia è cresciuto del 10% nel 2015 … è veramente difficile
pensare che i risultati positivi del PIL Italiano 2015 (+0,7% - +1%) siano forse
associabili anche ai risultati turistici.
Insomma sono veramente tanti i dati, i fatti, i numeri che dovrebbero cambiare la propensione verso questo settore in Italia … possibile che sia arrivato il momento di capire che il turismo italiano ha i numeri di un’industria e quindi che debba essere trattata politicamente, professionalmente, strategicamente e in termini di sviluppo come la nostra industria trainante?
Insomma sono veramente tanti i dati, i fatti, i numeri che dovrebbero cambiare la propensione verso questo settore in Italia … possibile che sia arrivato il momento di capire che il turismo italiano ha i numeri di un’industria e quindi che debba essere trattata politicamente, professionalmente, strategicamente e in termini di sviluppo come la nostra industria trainante?
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