È solo un algoritmo, ma sta
diventando uno dei punti del dibattito tra le forze politiche italiane. Perché
questo indice misura la popolarità sul web. Anche dei politici nostrani e dei
loro "influencer".
Il mondo non è Klout: se lo fosse
Obama avrebbe battuto Romney 99 a 93, Matteo Renzi sorapesserebbe Pierluigi
Bersani 74 a 73 ma perderebbe le primarie con Nichi Vendola, 82, il quale a sua
volta dovrebbe lasciare che per palazzo Chigi corrano due sindaci con un super
klout, Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris (pari merito a 83).
Klout
è l'algoritmo che misura l'influenza di chiunque sia attivo sui social media, e
non lo controlla nessuno. Lo controlla solo il suo inventore, Joe Fernandez.
La storia di Klout è abbastanza
casuale. Inizia nel 2008, ovvero quando Twitter e Facebook non erano ancora
esplosi.Joe Fernandez aveva 30 anni: figlio di un esule cubano, un paio di
startup fallimentari alle spalle, fu allora che intuì che in rete non siamo tutti uguali. Alcuni
hanno più potere di altri perché sono più influenti. Se fosse riuscito a
misurare l'influenza di ciascun utente dei social media forse finalmente avrebbe
svoltato. Aveva ragione!
Il presupposto comune è che i nostri
messaggi in rete possano avere destini diversi: da essere totalmente ignorati
fino a fare il giro del mondo. Naturalmente un messaggio del presidente degli
Stati Uniti, che parte da qualche milione di follower solo su Twitter, ha molte
più probabilità di fare effettivamente il giro del mondo, ma non sempre sono i
messaggi più importanti ad avere successo. Anzi, spesso sono quelli più scemi.
O quelli più demagogici.
Negli Stati Uniti però le aziende lo
prendono piuttosto sul serio visto che i punteggi Klout vengono utilizzati
anche per i colloqui di lavoro, o per dare una stanza migliore a un cliente di
un albergo, e garantiscono risposte più celeri e cortesi ai call center. Non è
affatto strano.
Ma come si misura l'influenza in
rete? Soprattutto in base a tre parametri: la popolarità (quanti ci seguono),
l'engagement (quanti reagiscono a quello che facciamo), il reach (una
combinazione dei primi due). A seconda del peso che gli si dà, il risultato
finale cambia.
In definitiva Klout non premia
davvero chi è più influente nella vita reale, ma solo chi è più attivo, con
successo, in rete. E nel caso dei politici premia di solito l'abilità degli
staff che postano messaggi in nome e per conto del proprio leader di solito
troppo impegnato a fare altro per occuparsi davvero del web.
Non è uno scandalo: lo stesso profilo
twitter di Obama è spesso ufficialmente utilizzato dallo staff, i tweet
originali sono siglati "bo".
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