giovedì 9 febbraio 2012

Mc Dolnald's - Campagna boomerang su twitter


«Raccontateci le vostre McStorie». Ma la Rete ha sommerso la compagnia di giudizi negativi. La pubblicità su Internet è cosa ben diversa da quella su carta stampata, radio o televisione, sia in termini di vantaggi che di rischi. Ma che gli utenti di Twitter potessero mettere in scacco un colosso come McDonald’s, mandando fuori controllo la sua comunicazione pubblicitaria in 140 caratteri, fino a costringere il gruppo di fast food a una frettolosa marcia indietro, è un fatto che andava oltre ogni aspettativa.

Boomerang - La campagna di McDonald’s era stata lanciata pochi giorni fa, quando per farsi largo e creare un passaparola internazionale via Twitter, l’azienda si era affidata (a pagamento) alla parola chiave, «McDStories», rivolgendo un invito ai navigatori: condividere le loro «storie di McDonald’s». Storie positive, si intendeva. I problemi sono iniziati quando quello stesso hashtag ha iniziato ad essere utilizzato da centinaia di persone, ma con lo spirito opposto: raccontare esperienze negative, più o meno autentiche, più o meno leggendarie, con la catena di fast food. In pochi minuti, il portale di micro-blogging è stato sommerso da critiche sull'igiene dei ristoranti o sul trattamento dei dipendenti, da resoconti su problemi digestivi o addirittura cardiologici degli habitué del Big Mac, da vaghe ipotesi su contaminazioni di crocchette e patatine.
Cambio di rotta - Di fronte a tanto disordine, è arrivata la decisione dall’alto: ritirare i messaggi promozionali, ormai surclassati dai contenuti infamanti. L’episodio ha sollevato tra gli addetti ai lavori nuove domande su quali siano le strategie giuste per veicolare messaggi promozionali attraverso siti come Facebook e Twitter. Lo spazio della pubblicità classica era protetto, non era aperto a contestazioni. Ma quando vai sui social network devi accettarne le regole, e la possibilità che tutti possano commentare. Se chiedi su un social media di raccontare storie su di te, prima devi sondare l’umore dei consumatori. E dopo accettare anche le critiche, e lavoraci sopra. 
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