Uno studio della società di consulenza Deloite evidenzia l'impatto economico di Facebook
In valori relativi il nostro Paese leader nella Ue in
termini
di giro d'affari. Boom delle professioni legate al web 2.0. Gli online
advertiser, i community manager, i web analyst. In tempi di crisi - con un
mondo del lavoro così complicato da decifrare - possono essere una bussola per
i giovani alla ricerca di un impiego. E il vantaggio competitivo rispetto alla
concorrenza significa acquisire competenze nel digital marketing, nella
gestione dei profili aziendali sui social network (non solo Facebook, il più
popolare, ma anche Twitter), nella capacità di attrarre l'attenzione
dell'internauta per incrementare i profitti e migliorare la propria «brand
awareness».
Lo certifica anche una delle maggiori società di
consulenza al mondo, Deloitte, che in un'indagine su scala europea elabora per
la prima volta l'impatto economico di Facebook (e le relative ricadute
sull'occupazione) sui Paesi dell'Unione. E la sorpresa arriva proprio
dall'Italia, il cui giro d'affari tocca i 2,5 miliardi di euro, inferiore
soltanto al mercato tedesco e inglese (2,6 miliardi) su una popolazione però
complessivamente inferiore. In dati assoluti la Ue fa registrare un volume da
oltre 15 miliardi di euro per oltre 230 mila posti di lavoro legati al social
network fondato da Zuckerberg. Oltre 110 mila correlati alla «business
participation», quasi 33 mila legati alle professioni e agli effetti della
piattaforma Facebook, oltre 85 mila occupati nelle vendite. Ma è soprattutto la
business participation, attraverso la creazione di pagine e annunci
pubblicitari per interagire con il cliente, a far da volano all'indotto
Facebook.
Sono migliaia le aziende in tutta Italia che vietano
l'accesso ai dipendenti al popolare social network. È uno scollamento evidente
dalla realtà, dai nuovi trend, dalle infinite possibilità soprattutto per i
professionisti del marketing di rendere più appetibile il marchio aziendale e
dal fatto che una recente indagine - ripresa da Deloitte - testimonia come il
90% delle imprese utilizzi i social network come canale principale di
reclutamento.
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