Proprio in sede europea stanno studiando l'obbligo di un bottone 'do not track' da aggiungere a tutti i software per navigare su internet. Bottone che già c'è su tutti i browser ma che sembra ora facilmente aggirabile o quantomeno non sicuro. Qualcuno sostiene che quella dei servizi ad hoc sia una bolla destinata presto a sgonfiarsi ma a tutt'oggi è la leva economica che muove le grandi piattaforme di intrattenimento e conoscenza di internet che basano il proprio business sulla pubblicità.
Rendersi anonimi all'interno di Facebook, dei servizi di Google o nella navigazione sono opzioni tecnologiche che forniscono gli stessi detentori delle piattaforme. Ma gli strumenti davvero sicuri nati per renderci completamente anonimi sono altri. L'invisibilità ha però un prezzo.
Tor è un sistema di navigazione anonima. È il più utilizzato da attivisti, hacker ma anche giornalisti che vogliono proteggere le proprie fonti o persone che vogliono sfuggire alla censura. Usarlo è istruttivo. Si naviga più lentamente, sembra di tornare indietro nel tempo. Google o Facebook non ti riconoscono più. Di colpo è come se indossassi una maschera. Tutte le operazioni diventano più complesse perché forse siamo abituati a essere riconosciuti in rete.
Duckduckgo è un motore che non decide cosa sia rilevante per te in base al tuo comportamento. Le risposte sono diverse da quelle che otteniamo usando il nostro account con il motore di Google. Spesso non sono mai quello che siamo abituati a cercare e proprio per questo in qualche modo sono soprendenti.
L'uso di questi software ci insegna che i servizi di personalizzazione ci hanno abituato a vivere in bolle e che i servizi personalizzati rendono il nostro orizzonte culturale più povero, che gli algoritmi dei motori di ricerca hanno una matrice editoriale, scelgono con e per noi. Ma certamente ci insegna che sono comodi e che funzionano bene.
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